La comunità

La comunità non è una passeggiata, non è un laboratorio, non è facile. Non è semplicemente stare insieme in un luogo e non è condividere solo usanze e tradizioni.
La comunità può essere definita come un’unione di persone, che nonostante le diversità e trascedendo le differenze, riescono a comunicare apertamente e a lavorare efficacemente insieme. E’ un miracolo frutto di un atto intenzionale dei partecipanti.

Community Building

Il Community Building è un processo di gruppo che può portare a una comunicazione più profonda e autentica. Si basa sui principi individuati dal Dr. M. Scott Peck nei suoi libri The Road Less Traveled e The Different Drum.
Di natura esperienziale, il Community Building è un’avventura nell’interazione umana basata su una serie di linee guida e principi piuttosto che su un programma o una procedura particolare. I partecipanti sono guidati con delicatezza attraverso un processo che mostra come guardare oltre le differenze culturali, politiche e religiose che ci impediscono di abbracciare la nostra comune umanità.

Il laboratorio di community building può durare 15-20 ore concentrate in due-tre giorni oppure diluite nell’arco di più settimane con sessioni più brevi di 2/3 ore. L’obiettivo ultimo del gruppo è diventare una comunità autentica.

Il processo di Community Building presuppone il passaggio attraverso 4 stadi – essenziali per il successo della costruzione di comunità.

    1. Pseudocomunità
      Per molti gruppi o organizzazioni la fase iniziale più comune, la pseudocomunità, è l’unica. È una fase di finzione. Il gruppo finge di essere già una comunità, che i partecipanti abbiano solo differenze individuali superficiali e che non ci siano motivi di conflitto. Il mezzo principale che utilizza per mantenere questa finzione è un insieme di norme comuni non dette che chiamiamo buone maniere: si fa di tutto per non dire nulla che possa turbare qualcun altro; se qualcun altro dice qualcosa che offende o evoca un sentimento o un ricordo doloroso, si fa finta che non da fastidio; e se emerge un disaccordo o un’altra sgradevolezza, si cambia immediatamente argomento. La comunicazione in una pseudocomunità è piena di generalizzazioni. È educata, inautentica, noiosa, sterile e improduttiva.
    2. Caos
      Con il tempo possono emergere gradualmente profonde differenze individuali, cosicché il gruppo entra nella fase del caos e non di rado si autodistrugge. Il tema della pseudocomunità è la copertura delle differenze individuali; il tema predominante della fase del caos è il tentativo di cancellare tali differenze. Questo avviene quando i membri del gruppo cercano di convertirsi, di curarsi o di aggiustarsi a vicenda, oppure di sostenere norme organizzative semplicistiche. È un processo irritabile e irritante, sconsiderato, rapido e spesso rumoroso, che non porta da nessuna parte.
    3. Svuotamento
      Se il gruppo riesce a resistere insieme a questa sgradevolezza senza autodistruggersi o ritirarsi in una pseudocomunità, allora inizia a entrare nel “vuoto”. Si tratta di una fase di duro, durissimo lavoro, un momento in cui i membri lavorano per svuotarsi di tutto ciò che si frappone tra loro e la comunità. E questo è molto. Molte delle cose che devono essere abbandonate o sacrificate con integrità sono universali umani: pregiudizi, giudizi affrettati, aspettative fisse, il desiderio di convertire, guarire o aggiustare, l’urgenza di vincere, la paura di sembrare un pazzo, il bisogno di controllare. È un momento di rischio e di coraggio e, se da un lato è spesso un sollievo, dall’altro è anche una sensazione di morte. La transizione dal caos al vuoto è raramente drammatica e spesso è agonizzante e prolungata. Uno o due membri del gruppo possono rischiare di mettere a nudo la propria anima, solo che un altro, che non riesce a sopportare il dolore, cambia improvvisamente argomento e passa a qualcosa di insignificante. Il gruppo nel suo insieme non è ancora abbastanza vuoto per ascoltare veramente. Rimbalza nel caos temporaneo. Alla fine, però, diventa sufficientemente vuoto perché si verifichi una sorta di miracolo.
    4. Comunità
      A questo punto un membro parlerà di qualcosa di particolarmente toccante e autentico. Invece di ritirarsi, il gruppo si siede in silenzio, assorbendolo. Poi un secondo membro dirà in silenzio qualcosa di altrettanto autentico. Può anche non rispondere al primo membro, ma non si ha la sensazione che sia stato ignorato; piuttosto, si ha la sensazione che il secondo membro sia salito e si sia sdraiato sull’altare accanto al primo. Torna il silenzio, e da esso un terzo membro parlerà con eloquente appropriatezza. È nata la comunità.Il passaggio alla comunità è spesso improvviso e drammatico. Il cambiamento è palpabile. Uno spirito di pace pervade la stanza. C’è “più silenzio, eppure si dice di più. È come una musica. Le persone lavorano insieme con uno squisito senso del tempo, come se fossero un’orchestra finemente accordata sotto la direzione di un invisibile direttore celeste. Molti percepiscono la presenza di Dio nella stanza. Se il gruppo è un laboratorio pubblico di sconosciuti che presto dovranno separarsi, allora c’è poco da fare oltre a godere del dono. Se invece si tratta di un’organizzazione, ora che è una comunità è pronta a mettersi al lavoro per prendere decisioni, pianificare, negoziare e così via, spesso con un’efficienza e un’efficacia fenomenali”.Estratto dal libro A World Waiting to be Born by Scott Peck (Bantam Books, New York, 1993).

Alcune semplici linee guida da seguire per percorrere la via verso lo stato di comunità autentica.

▪ Spegni tutti i dispositivi elettronici.
▪ Sii puntuale per ogni sessione.
▪ Di’ il proprio nome prima di parlare.
▪ Parla in modo personale e specifico, utilizzando affermazioni in prima persona.
▪ Sii inclusivo; evita l’esclusività.
▪ Esprimi il proprio disappunto nel cerchio, non al di fuori del cerchio.
▪ Impegnati a “resistere e restare” nel cerchio fisicamente e mentalmente.
▪ Parla quando te la senti; non parlare quando non te la senti.
▪ Sii responsabile del tuo successo.
▪ Partecipa verbalmente o non verbalmente.
▪ Sii emotivamente presente nel gruppo.
▪ Rispetta la riservatezza.